VOLLEY – Piccinini e il secondo oro Europeo

PARLA IL SIMBOLO DELL’ITALIA DEL VOLLEY

Per la Piccinini è il tempo della rivincita
«E ora provate a dire che sono solo bella»

«L’oro olimpico, poi farò la mamma. Nello sport italiano è il momento di noi donne: orgogliose di questo ruolo»

(Omega)(Vietri)

LODZ – «Ciao papi, mi hai vi sta?». L’ex ragazza da copertina (di calendario) in questo momen to è una bimba al telefono col suo papi, «ti è piaciuta? ti sei commosso?», ma fino a un minu to fa era bis-campionessa d’Euro pa, e insieme a Tai Agüero il mi glior martello del continente. Francesca Piccinini non è la ca pitana (Lo Bianco). Non è la su permamma (Gioli). Non è la regi sta con il makeup incorporato (Cardullo). Non è la fuoriclasse cubana d’importazione (Agüe ro). Francesca, dopo quindici an ni di nazionale e di pallavolo, è per tutti la Picci. La faccia (bella), le mani (grandi), il sorriso (lar go) dell’Italia che lunedì è stata rice vuta in pompa magna a Fiumici no dal ministro Giorgia Meloni («Dallo sport femminile arrivano soddisfazioni a volte migliori rispetto al lo sport maschile nono stante da noi le donne si ano solitamente meno coccolate…»), tappeto rosso del cerimoniale di Stato, presidente Petruc ci raggiante («Le azzurre non tradiscono mai»).

E se nelle scuole, dove il volley è lo sport più prati cato, molte ragazzine da grandi sognano di diven­tare come la Piccinini, qualcosa vorrà dire. È sta ta lei, prima italiana a emigrare all’estero (’96, in Brasile), insieme a un manipolo di farfalle usci te dal bozzolo e dall’om bra della pallavolo ma schile, a traghettare que sta disciplina dal se mi-anonimato ai par quet più nobili. E pazien za se per riuscirci ha scelto di at traversare la fase del cerone e la provincia del gossip. Tra i suoi scheletri nell’armadio, Bobo Vie ri e Ringo. Ma era per una buona causa. Dopo, sono arrivate le me daglie.

Francesca, cosa significa per lei il secondo oro europeo?
«Tutto. Sono stati quattro me si di avvicinamento all’Europeo intensi e lunghissimi. Confermar si da favorite era la nostra sfida. Alla faccia della modestia, siamo state grandissime».

La forza della squadra?
«Il gruppo. La voglia. L’umil tà. Andare insieme oltre tutte le difficoltà, e ce ne sono state, riu scendo sempre a sdrammatizza re».

E lei, in spogliatoio, che ruo lo ha?
«Con le mie risate sataniche, da diavoletto, riesco sempre a strappare un sorriso anche nei momenti più bui».

Ha compiuto i suoi primi trent’anni. Non comincia a esse re un po’ satura di muri e schiacciate?
«No. Ho vinto tanto, ma ogni volta è come la prima. Che sia un campionato, un Mondiale o un Europeo, per me tutto ha lo stes so sapore. Questo oro è una gioia fantastica che non appaga mini­mamente il mio desiderio di con tinuare a vincere, sia chiaro».

Chi l’avrebbe mai detto, al l’epoca del famoso calenda rio…
«Già. Ricordo le polemiche, il ritornello su di me e Maurizia Cacciatori: fanno foto sexy, sono solo belle, non brave. Adesso ba sta. Ho dimostrato che non era un bluff. So giocare a pallavolo. Pure bene. E non sono brutta!».

Qual è il fluido magico del c.t. Barbolini? Come vi ha con quistate dopo il golpe con cui avevate spodestato Bonitta?
«Massimo è una persona spe ciale, sa sempre cosa dire e fare al momento opportuno. Non è in­vadente, rispetta la nostra pri vacy, non ci mette pressione, sa leggere i nostri umori e ci tra smette fiducia».

Barbolini sostiene che tra al lenare gli uomini e le donne non c’è differenza.
«Non è vero. Prima che atlete siamo donne, e Massimo lo sa be nissimo. È il dialogo aperto, su tutto, una delle chiavi del nostro rapporto».

Barbolini dice anche che la delusione dell’Olimpiade di Pe chino vi ha fatto crescere.
«Sono d’accordo. Siamo torna te dalla Cina affamate».

Vi sentite pronte a rompere il tabù dell’oro olimpico?
«Ehhh, magari: sarebbe stori co. Ne riparliamo a Londra 2012, la mia ultima Olimpiade. Avrò 33 anni. Smettere con l’oro al collo sarebbe un sogno».

E poi?
«Poi farò la mamma. Per il vol ley faccio il sacrificio di rimanda re il desiderio di una famiglia».

C’è già un pretendente?
«Ni».

Tronista? Deejay? Calciato re?
«Per carità!».

Prometta che non la vedre mo in un reality in tv.
«Ora come ora, lo escludo. Ma un domani, chissà… Se arriveran no proposte interessanti, le valu­terò».

Come si resiste così a lungo al logorio del volley moderno?
«Con l’entusiasmo dell’inizio. Mi diverto ancora persino ad alle narmi! Ogni successo è speciale a modo suo. Impossibile sceglie re».

Dove tiene le medaglie?
«A casa dei miei, a Massa. Han no allestito una stanza-museo con i miei trofei. Che comincia no ad essere parecchi…».

Prossimo obiettivo?
«Scudetto, Coppa Campioni, Coppa Italia, Mondiale con l’Ita lia nel 2010. Gli impegni non mancano».

Anche lei è malata di scara manzia come le sue compagne?
«Ma no, io cambierei calze e scarpe a ogni match. Ho giocato l’Europeo con il nastrino porta fortuna rosso per i capelli solo perché mi hanno obbligata con la forza!».

Francesca perché le donne italiane vincono così tanto, ulti mamente più degli uomini?
«I maschi hanno dimostrato tanto negli ultimi anni, ma ades so stiamo andando meglio noi. Portiamo in alto la bandiera ita liana e siamo orgogliose di que sto. È che noi donne siamo più determinate, ci sorreggono gli astri e le stelle: io sono Capricor no, quindi testarda e dura».
Come un muro

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